lunedì 22 agosto 2011

Messaggio in bottiglia

Per tutti coloro che amano, hanno amato e ameranno. Alle navi in navigazione e ai porti di scavo, alla mia famiglia e a tutti gli amici ed estranei: questo è un messaggio e una preghiera. Il messaggio è che i miei viaggi mi hanno insegnato una grande verità: io ho già avuto quello che tutti quanti cercano ma che soltanto pochi trovano, la sola persona al mondo che ero destinata ad amare per sempre. Una persona ricca di semplici tesori che si è fatta da sola e che da sola ha imparato. Un porto in cui mi sento a casa per sempre e che nessun vento, nessun problema potranno mai distruggere. La preghiera è che tutti al mondo possano conoscere questo genere d’amore ed essere da esso sanati. Se la mia preghiera sarà ascoltata saranno cancellati per sempre tutti i rimpianti e tutte le colpe e avranno fine tutti i rancori.

Dal film "Le parole che non ti ho detto"

sabato 16 luglio 2011

Dispari

La parità ottenuta per imitazione non è parità, è solo il seguito della disparità.
A. Di Tizio

Quel che rimane

... Voi figli siete la sola cosa VERA e concreta che resta alla fine di tutto. 
I figli sono sempre il senso di tutte le cose che restano... 

Dedicato a un Fiorellino delicato

domenica 17 aprile 2011

Colonne d'Ercole

Tuo padre ed io staremo fermi qui: fisse e inamovibili certezze.
Nessuna tempesta, nessun furore ci scalfirà.
Noi non vacilleremo.
Potremmo aver paura - di sbagliare, di non farcela, di perdere - ma non vacilleremo.
Resteremo saldi e forti, fisse e inamovibili certezze.
E per un po' di tempo ancora, tu penserai che il mondo finisce qui, tra le nostre braccia, e che noi abbiamo la verità in tasca.
Per un po' di tempo ancora tu penserai che la nostra verità e' anche la tua verità, e che il nostro amore e' l'unico amore: che hai, che chiedi, che vuoi.
E poi diventerai grande, e comincerai ad affrontare la vita: tentando, sbagliando, cadendo e tirandoti su... Ti metterai alla prova, ti sperimenterai, e ci metterai in discussione... Ci rifiuterai, ci contesterai... Sara' necessario per diventare Uomo.
E poi ci scavalcherai: diventerai più alto, più forte, più sicuro, e cercherai più amore, il tuo amore, e un'altra verità, la tua verità.
E scoprirai che il mondo non finisce tra le nostre braccia, che noi non siamo il punto di arrivo, e vorrai la tua meta, e quando l'avrai raggiunta capirai che noi eravamo solo il punto di partenza.
Perché noi siamo come colonne d'Ercole: fisse e inamovibili certezze, ma tu devi guardare oltre, pensare a un altro mondo, il tuo mondo, e a un'altra vita, la tua vita, piena di promesse e di sogni da realizzare.
Noi resteremo sempre qui, ma sapremo di aver fatto bene solo quando ci supererai.

A Loredana e Pino, che hanno ispirato questo post, ma soprattutto a Emanuele, che come ogni figlio e' la ragione di tutte le ispirazioni e di tutte le cose.

giovedì 7 aprile 2011

carta igienica

La misura e' colma.
Vivo a Roma, quartiere popoloso.
Da quando e' iniziato l'anno scolastico ho versato circa 30 euro di fondo cassa alla rappresentante di classe perché nella scuola dell'infanzia statale di mio figlio manca tutto: i giocattoli sono vecchi e rotti, noi genitori abbiamo comprato libro di testo, colori, cartoncini, e pagato in anticipo laboratorio teatrale e di inglese; la mensa costa cara e mio figlio torna a casa sempre affamato.
In classe sono 24 bambini, con una maestra dalle 8 alle 12.30 e un'altra dalle 11.30 alle 16.00, il che significa che per tutto il tempo il rapporto insegnante-alunni e' di 1 a 24; c'e' una sola bidella per 4 classi, ovvero 100 bambini circa.
Le maestre tendenzialmente urlano con i bambini, a volte sono scontrose, stufe, io credo anche stanche dei loro miseri stipendi, degli obiettivi mancati e delle ancor più misere prospettive.
Ieri sulla porta dell'aula di mio figlio c'era un cartello che diceva "abbiamo finito la carta scottex e la carta igienica".
Oggi ho portato due rotoli.
La scuola italiana e' letteralmente nella merda, e non c'e' verso di uscirne fuori puliti.

giovedì 31 marzo 2011

pessima madre

I miei figli sono maleducati, perché non fanno tutto quello che io esigo, nel momento stesso in cui lo chiedo - per esempio non dormono a comando.
I miei figli sono ingrati, perché non mangiano tutto quello che c'e' nel loro piatto e non gliene frega niente della tuta griffata regalata dalla vicina di casa.
I miei figli sono sordi, perché quando li chiamo che e' pronto in tavola, fanno finta di non sentire pur di continuare a giocare.
I miei figli sono disordinati: non hanno ancora imparato a riporre le loro cose dividendole per tipologia e colore.
I miei figli sono sprovveduti, perché non valutano le conseguenze delle loro azioni- per esempio al parco non si preoccupano se si sporcano i sudano.
I miei figli non sono diplomatici, perché chiamano le cose con il proprio nome: cacca, fa schifo, sono arrabbiato, moccolo...
E io sono la pessima madre di questi figli di 5 e 3 anni, che dicono quel che pensano, dormono se hanno sonno e mangiano se hanno fame... A loro, che passerebbero tutto il loro tempo a giocare e a correre e a farmi correre, non posso che dire grazie: orgogliosa di essere la loro pessima madre!

sabato 26 marzo 2011

le ragioni dell'amore

Fra tutte le cose che non so, fra tutte le risposte che non ho, spicca sempre un concetto irrinunciabile, inconfutabile e solido: la mamma e il papa' hanno sempre ragione. Sempre.
Perché le mamme e i papa' amano, si interrogano, si affliggono, ma soprattutto amano, e poi si impegnano, perseverano, si incazzano, e fortemente amano, e di nuovo tentano, e sperimentano e (s)ragionano e comunque, infinitamente, incessantemente amano.
Amano i pannolini sporchi e i nasini colanti, amano le manine appiccicose, i baci bavosi e i sorridi sdentati, amano i giocattoli dappertutto, le braccine paffute distese verso l'alto che dicono prendimi, amano i lacrimoni da asciugare e le feritine da incerottare, amano...
Amano a prescindere, e dunque hanno ragione: l'insindacabile ragione del proprio amore.

perché dormo con te

Io non ti "permetto" di dormire nel lettone: tu sei qui, ogni notte, non per mia concessione ma perché questo e' il solo modo che il tuo papa' ed io abbiamo per abbracciarti e coccolarti mentre sogni, e magari sogni di noi.
Tu non dormi nel lettone perché devo allattarti, ne' perché devo controllare se respiri, o se rigurgiti, o se stai bene; non dormi qui perché io possa meglio vegliare su di te, ma semplicemente perché io, noi, non potremmo passare un'ora - figurarsi una notte intera - lontani da te, che sei stato così amato ancor prima di essere vita dentro di me.
Tu dormi qui e non stiamo scomodi anche se così piccino occupi oltre meta' del letto, e non abbiamo freddo anche se ti scopri e porti via il piumone.
E non e' vero che ci sentiamo minacciati dalla tua presenza fra di noi: il tempo passato a guardarti sognare non sottrae qualcosa al nostro essere adulti, all'amore, alla relazione...
Dormire abbracciati e' un incantevole ritrovarsi, finalmente insieme, in un abbraccio lungo una notte, che tutte le notti si ripete con immutata tenerezza.
E non mi importa di chi dice che non te ne andrai mai a dormire nel tuo letto: io non conto il tempo che manca al tuo diventare grande ogni giorno, ma conto ogni giorno il tempo che manca per abbracciarti di nuovo un'altra notte.
Sogni d'oro bambino mio.

venerdì 25 marzo 2011

il bambino competente

Credo che ogni mamma e ogni papa' in fondo in fondo abbia avuto il sentore, quando non la inconfutabile certezza, che il proprio bambino fosse intelligente, anzi intelligentissimo, molto più di quanto il resto del mondo potesse pensare, così intelligente da sapere, da solo, di cosa ha bisogno, e cosa deve fare per soddisfare quel bisogno.
Alcune mamme e alcuni papa' hanno poi pensato che forse il loro bambino non era solo intelligentissimo, ma addirittura competente, più competente di loro due messi insieme, e hanno quindi provato a mettere da parte quel loro essere adulti - che da solo dovrebbe bastare a garantire una certa capacita di giudizio - un po' saccente che avrebbe spinto altri a dire "so io cosa e' meglio per te, bambino mio", in favore di un atteggiamento più umile - ed utile - che li ha spinti a chiedere: "di cosa hai bisogno? Se ti osservo imparerò ad interpretare le tue richieste".
E questa mamma e questo papa' hanno così scoperto che il loro figlio non e' una scimmietta da ammaestrare per compiacere un pubblico plaudente, ma una persona, una piccola persona, piccola di misura, ma degna, al pari di ogni altro individuo.
Riconoscere al bambino la competenza dei propri bisogni, presuppone da parte del genitore, oltre che una buona dose di umiltà, anche una grande, straordinaria fiducia nel proprio, piccolissimo figlio, ma soprattutto una grande, straordinaria fiducia in se stessi, nelle proprie abilita' di accudimento e di interpretazione che non possono essere delegate a terzi.
E d'altra parte, perché delegare? Per poter scaricare su altri la responsabilità di eventuali fallimenti?
Non e' necessario: la mamma e il papa' che si informano, si mettono in gioco, si confrontano e chiedono, hanno tutti gli strumenti per decidere liberamente ed autonomamente della vita loro e dei loro figli.
C'e sempre un margine di errore, ed e' quel margine che ci rende meravigliosamente imperfetti e magicamente unici. E' un rischio che vale la pena di accettare.