giovedì 31 marzo 2011

pessima madre

I miei figli sono maleducati, perché non fanno tutto quello che io esigo, nel momento stesso in cui lo chiedo - per esempio non dormono a comando.
I miei figli sono ingrati, perché non mangiano tutto quello che c'e' nel loro piatto e non gliene frega niente della tuta griffata regalata dalla vicina di casa.
I miei figli sono sordi, perché quando li chiamo che e' pronto in tavola, fanno finta di non sentire pur di continuare a giocare.
I miei figli sono disordinati: non hanno ancora imparato a riporre le loro cose dividendole per tipologia e colore.
I miei figli sono sprovveduti, perché non valutano le conseguenze delle loro azioni- per esempio al parco non si preoccupano se si sporcano i sudano.
I miei figli non sono diplomatici, perché chiamano le cose con il proprio nome: cacca, fa schifo, sono arrabbiato, moccolo...
E io sono la pessima madre di questi figli di 5 e 3 anni, che dicono quel che pensano, dormono se hanno sonno e mangiano se hanno fame... A loro, che passerebbero tutto il loro tempo a giocare e a correre e a farmi correre, non posso che dire grazie: orgogliosa di essere la loro pessima madre!

sabato 26 marzo 2011

le ragioni dell'amore

Fra tutte le cose che non so, fra tutte le risposte che non ho, spicca sempre un concetto irrinunciabile, inconfutabile e solido: la mamma e il papa' hanno sempre ragione. Sempre.
Perché le mamme e i papa' amano, si interrogano, si affliggono, ma soprattutto amano, e poi si impegnano, perseverano, si incazzano, e fortemente amano, e di nuovo tentano, e sperimentano e (s)ragionano e comunque, infinitamente, incessantemente amano.
Amano i pannolini sporchi e i nasini colanti, amano le manine appiccicose, i baci bavosi e i sorridi sdentati, amano i giocattoli dappertutto, le braccine paffute distese verso l'alto che dicono prendimi, amano i lacrimoni da asciugare e le feritine da incerottare, amano...
Amano a prescindere, e dunque hanno ragione: l'insindacabile ragione del proprio amore.

perché dormo con te

Io non ti "permetto" di dormire nel lettone: tu sei qui, ogni notte, non per mia concessione ma perché questo e' il solo modo che il tuo papa' ed io abbiamo per abbracciarti e coccolarti mentre sogni, e magari sogni di noi.
Tu non dormi nel lettone perché devo allattarti, ne' perché devo controllare se respiri, o se rigurgiti, o se stai bene; non dormi qui perché io possa meglio vegliare su di te, ma semplicemente perché io, noi, non potremmo passare un'ora - figurarsi una notte intera - lontani da te, che sei stato così amato ancor prima di essere vita dentro di me.
Tu dormi qui e non stiamo scomodi anche se così piccino occupi oltre meta' del letto, e non abbiamo freddo anche se ti scopri e porti via il piumone.
E non e' vero che ci sentiamo minacciati dalla tua presenza fra di noi: il tempo passato a guardarti sognare non sottrae qualcosa al nostro essere adulti, all'amore, alla relazione...
Dormire abbracciati e' un incantevole ritrovarsi, finalmente insieme, in un abbraccio lungo una notte, che tutte le notti si ripete con immutata tenerezza.
E non mi importa di chi dice che non te ne andrai mai a dormire nel tuo letto: io non conto il tempo che manca al tuo diventare grande ogni giorno, ma conto ogni giorno il tempo che manca per abbracciarti di nuovo un'altra notte.
Sogni d'oro bambino mio.

venerdì 25 marzo 2011

il bambino competente

Credo che ogni mamma e ogni papa' in fondo in fondo abbia avuto il sentore, quando non la inconfutabile certezza, che il proprio bambino fosse intelligente, anzi intelligentissimo, molto più di quanto il resto del mondo potesse pensare, così intelligente da sapere, da solo, di cosa ha bisogno, e cosa deve fare per soddisfare quel bisogno.
Alcune mamme e alcuni papa' hanno poi pensato che forse il loro bambino non era solo intelligentissimo, ma addirittura competente, più competente di loro due messi insieme, e hanno quindi provato a mettere da parte quel loro essere adulti - che da solo dovrebbe bastare a garantire una certa capacita di giudizio - un po' saccente che avrebbe spinto altri a dire "so io cosa e' meglio per te, bambino mio", in favore di un atteggiamento più umile - ed utile - che li ha spinti a chiedere: "di cosa hai bisogno? Se ti osservo imparerò ad interpretare le tue richieste".
E questa mamma e questo papa' hanno così scoperto che il loro figlio non e' una scimmietta da ammaestrare per compiacere un pubblico plaudente, ma una persona, una piccola persona, piccola di misura, ma degna, al pari di ogni altro individuo.
Riconoscere al bambino la competenza dei propri bisogni, presuppone da parte del genitore, oltre che una buona dose di umiltà, anche una grande, straordinaria fiducia nel proprio, piccolissimo figlio, ma soprattutto una grande, straordinaria fiducia in se stessi, nelle proprie abilita' di accudimento e di interpretazione che non possono essere delegate a terzi.
E d'altra parte, perché delegare? Per poter scaricare su altri la responsabilità di eventuali fallimenti?
Non e' necessario: la mamma e il papa' che si informano, si mettono in gioco, si confrontano e chiedono, hanno tutti gli strumenti per decidere liberamente ed autonomamente della vita loro e dei loro figli.
C'e sempre un margine di errore, ed e' quel margine che ci rende meravigliosamente imperfetti e magicamente unici. E' un rischio che vale la pena di accettare.

giovedì 24 marzo 2011

ir-responsabilmente

Strane evoluzioni quelle della lingua italiana... Mi domando come sia accaduto che la parola "responsabile" stia ora ad identificare colui che si vende per trenta denari e una poltrona da ministro.

lunedì 21 marzo 2011

la vergogna e il cambiamento

"Se noi dobbiamo risvegliarci una volta - scriveva Leopardi nel 1821 - e riprendere lo spirito di nazione, il primo nostro moto dev'essere non la superbia ne' la stima delle nostre cose presenti, ma la vergogna, e questa ci deve spronare a cangiare strada del tutto, e rinnovellare ogni cosa. Senza ciò non faremo mai nulla".
Da Saturno, inserto culturale de Il Fatto Quotidiano, di venerdì 18 marzo 2011.

venerdì 18 marzo 2011

la vergogna di non vergognarsi

A tutti quei rappresentanti delle istituzioni che ieri hanno ritenuto di non dover render onore all'Italia, a tutti coloro che nascondono il secessionismo dietro la pagliacciata del federalismo, a quelli che pensano che Lampedusa non sia affar loro, che si sentono europei solo quando c'e' da arraffare, che hanno l'arroganza di parlare di nucleare sicuro mentre il Giappone piange...
A tutti questi signori, stasera, vorrei chiedere se sanno che l'onorevole ha l'onore appunto di rappresentare i suoi cittadini.
Io come cittadina non mi sento onorata di avere questi rappresentanti (senza distinzioni di destra e sinistra), e chiederei a ciascuno di loro di vergognarsi, se non fosse che la loro arroganza e' così sfacciata e la loro dignità così compromessa, che non sono più in grado di provare vergogna per se stessi.
Mi vergogno io per loro. E in questa vergogna ritrovo la mia dignità di cittadina italiana.

giovedì 17 marzo 2011

la dignità del silenzio

Nel silenzio dell'ignorante c'e una grande dignità; il silenzio e' l'atto di dignità dell'ignorante che, poiché non conosce, tace.

mercoledì 16 marzo 2011

definizione

Il furbo e' un opportunista che si crede intelligente ma che invece e' solo stronzo.

no al nucleare: ripensiamo i consumi

E se invece di costruire centrali nucleari in Italia (visto che la Germania ne ha chiuse sette e la Francia si appresta a fare le pulci ai suoi impianti), ci buttassimo sulla green economy e contemporaneamente rivedessimo il nostro modo di consumare energia?
Lasciamo perdere per un solo istante, un unico istante, le necessita' energetiche della grande industria e concentriamoci su di noi: se continuiamo a pensare di usare l'automobile pure per prendere il caffè al bar sotto casa, di girare in casa con la t-shirt il mese di dicembre e con la maglia a collo alto il mese di agosto, e' ovvio che i conti non torneranno mai.
Ciascuno di noi a casa propria può fare la sua parte per ridurre i consumi di energia: lampadine a basso consumo, elettrodomestici classe AA, fare il bucato la notte e a trenta gradi (esistono in commercio degli spinotti con timer per impostare l'orario del lavaggio, e costano € 9) spegnere la tv con il tasto (la lucina dello stand by costa!), comprare detersivi sfusi (qui a Roma si vendono anche nei supermercati e costano MOLTO meno degli altri), e accettare l'idea che d'inverno fa freddo e d'estate fa caldo...
Possiamo cominciare adesso, se non lo abbiamo fatto finora... Meglio tardi che mai, in fondo.
Io stamattina mi sono svegliata con una pensiero: non voglio avere la possibilità di consumare tutta l'energia che desidero se la devo pagare con un tumore al cervello.

martedì 15 marzo 2011

altrove e' qui

Certe cose succedono solo agli altri, e poiché gli Altri sono anche Lontani, tanto basta a scongiurare il pericolo Qui, a casa propria... Leggi Giappone in chiave nucleare.
E' proprio vero che abbiamo la memoria corta: il disastro nucleare di Chernobyl e' solo del 1986, ma se 25 anni sono sufficienti all'uomo per dimenticare, non sono bastati alle terre e all'aria e alle persone dell'attuale Ucraina per smaltire totalmente il veleno.
A seguito della catasrofe giapponese, la Germania ha dato proprio ieri disposizione per la chiusura di due centrali nucleari, l'Italia invece va avanti con i suoi progetti scriteriati e costosi alla faccia del referendum abrogativo del 1987, dimentica del 1986, sicura che certi disastri succedono solo ad Altri Lontani, che ovviamente non siamo Noi!
Come il terremoto, no? Diamine, così devastanti succedono solo Altrove! Perché Qui i palazzi mica cadono quando la terra trema! Qui gli universitari mica vengono seppelliti dalla casa dello studente quando la terra trema! Qui si trova di sicuro un buco a prova di sisma dove produrre energia nucleare! Perché certe cose non succedono, Qui!
Certe cose succedono solo Altrove... In fondo e' solo una questione di prospettiva...

lunedì 14 marzo 2011

il naturale epilogo

Il carattere sacro della vita e' ciò che impedisce al medico di uccidere e che lo obbliga nello stesso tempo a dedicarsi com tutte le risorse della sua arte a lottare contro la morte. Questo non significa tuttavia obbligarlo a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza instancabilmente creatrice. In molti casi non sarebbe forse un'inutile tortura imporre la rianimazione vegetativa nella fase terminale di una malattia incurabile? In quel caso il dovere del medico e' piuttosto impegnarsi ad alleviare le sofferenze, invece di voler prolungare il più possibile, con qualsiasi mezzo e in qualsiasi condizione, una vita che non e' più pienamente umana e che va naturalmente verso il suo epilogo.

Papa Paolo VI, in una nota che fa giungere ai medici cattolici riuniti a congresso nel 1970; tratto da Saturno - inserto culturale de Il Fatto Quotidiano - di venerdì 11/03/2011

venerdì 11 marzo 2011

ti porto con me - elogio del portage

Ti porto con me perché questo e' il tuo posto naturale, il solo posto in cui puoi stare senza aver paura del mondo, di questo mondo da cui ti sentirai accolto e che saprai abbracciare, se io per prima ti accolgo in un abbraccio.
Ti porto con me perché stretto in questa fascia, sul mio petto e sul mio cuore, io ti ritrovo e tu ritrovi il senso della vita dentro di me, quando stare stretti era intimo e non scomodo, quando il tuo rubare spazio al mio corpo e alla mia vita non era privazione ma condivisione.
Ti porto con me perché sei mio Figlio, e perché il posto dei Figli e' questo, e non mi importa di chi dice che ti vizierò, che mi renderai succube di te, che non te ne andrai mai...
Non mi importa perche' io sono madre e le madri sanno, non mi importa perché non voglio che tu vada, non ora, perché io so che andrai e quando lo farai sara' perché sarai pronto, perché lo avrai deciso tu... Non mi importa perché so che parlano senza conoscere questo amore, perché sono così chiusi nei loro preconcetti e nella loro mediocre miopia che negano a loro stessi la possibilità di un abbraccio infinito...
Io ti porto con me perché così tu potrai portare con te il ricordo di noi... e che il mio amore, il nostro amore, ti accompagni per tutta la vita, bambino mio

andare e' più importante che arrivare

Il senso del viaggio sta nel percorso che conduce alla meta, ma andiamo sempre troppo di fretta, e in questo correre ("presto che e' tardi") si perdono le cose che contano: i colori del paesaggio, la gente del posto, il caffè forte al bar della stazione.
Così quando arrivi hai conquistato una meta, ma solo per meta'... Hai perduto tutto quello che c'era prima, e perdendo i passi del percorso, finisci col mancare il senso dell'obiettivo.

giovedì 10 marzo 2011

diamanti

Se Marilyn Monroe diceva che i migliori amici di una donna sono i diamanti, e' perche' non ha avuto amici come i miei.

mercoledì 9 marzo 2011

parola di Alessandro Bergonzoni

MALEDETTI - che confondono sogno con bisogno e dicono che la guerra e' alle porte (ma la fanno a chi ci sta dietro o davanti), che fan tv avvoltoia sugli appena morti, che dicon che esiste una sola medicina, una sola verità, un solo mondo, che credon che ci sia solo quel che si vede e che soprattutto non son anche cielo, taglio, gobbo, morto e incanto.

Da Saturno, inserto culturale de Il Fatto Quotidiano, di venerdì 4 marzo 2011.

martedì 8 marzo 2011

per Te...

Il giorno in cui ho pianto perché non sapevo dare parole al tuo pianto, perché la stanchezza mi e' sembrata per un momento essere più forte dell'amore, perché non avevo più libri, opinioni e teorie educative da seguire, quel giorno, amore mio, io sono diventata madre: disarmata, frastornata e felice - finalmente felice - di essere imperfetta per te, Figlio.

io m'indigno perché...

Indignarsi fa bene, anzi è doveroso. Indignarsi e' democratico, pacifista e rivoluzionario al tempo stesso, di quelle rivoluzioni che si fanno col cervello e non con le spranghe, che si fanno con i cortei e le manifestazioni di piazza, con i cittadini che si mobilitano attraverso i social network reclamando la propria centralità nella cosa pubblica.
M'indigno per la corruzione, per la mancanza di senso dello Stato da parte di chi lo Stato lo rappresenta.
M'indigno per l'indifferenza, l'arroganza, il giustizialismo senza giustizia.
M'indigno per l'ingenuità di chi pensa che certe cose succedono solo agli altri, per la miopia di chi si cura solo del suo piccolo, misero orto, ignorando di essere parte di qualcosa di più grande, che si chiama società.
M'indigno per chi delega sempre a terzi perché non è in grado di assumersi la responsabilità delle proprie scelte.
M'indigno per chi si lamenta senza impegnarsi per il cambiamento.
La domanda, quindi, non è perché m'indigno io... la domanda è: siete ancora capaci di indignarvi, voi?